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08.09.2021

Revoca fido bancario, come comportarsi

Come difendersi se la banca revoca il fido bancario e quando è considerato illegittimo

Il fido bancario è quella forma di credito accordata dalla banca all’azienda per lo svolgimento della regolare attività d’impresa. Questi soldi, messi a disposizione dalle banche alle imprese, dovrebbero servire a soddisfare l’esigenza di liquidità di breve periodo dell’attività produttiva o commerciale, come pagare le materie prime e coprire i gap tra i giorni di incasso e quelli di pagamento. Al tempo stesso la banca, su queste somme messe a disposizione ed utilizzate dell’impresa, percepisce degli interessi, che costituiscono appunto il suo guadagno. Il fido bancario rappresenta, la maggior parte delle volte, uno strumento essenziale per il corretto e regolare svolgimento dell’attività aziendale; infatti, spesso, il fido viene utilizzato non solo per coprire la necessità di liquidità di breve periodo, ma anche per coprire spese di lungo termine, come se fosse un vero e proprio finanziamento. Va da sé che, se la banca revoca gli affidamenti concessi, l’attività dell’impresa viene messa in grave pericolo.

Cosa succede se la banca revoca il fido bancario

La banca, a seguito di una motivazione legittima, può decidere di revocare l’affidamento concesso, con la conseguenza che l’azienda non potrà più fare affidamento sulla liquidità che l’istituto aveva messo a disposizione. Generalmente, il primo step che muove la banca è l’invio di una raccomandata con cui chiede il rientro degli affidamenti, intimando a saldare il debito nei loro confronti entro un certo numero di giorni; la banca con questa lettera avvisa l’azienda che, se non rientrerà, provvederà a segnalare la posizione in sofferenza in centrale rischi, con la conseguenza che l’accesso al credito dell’imprenditore verrà segnato drasticamente, e avvierà un’azione legale per il recupero del credito.


I termini di legge per la revoca del fido bancario

La banca dovrà però rispettare dei termini sanciti dalla legge per poter revocare gli affidamenti ai propri clienti. In particolare, se il contratto è a tempo determinato, la banca non può revocare il fido prima della scadenza concordata contrattualmente, se non per giusta causa e comunque rispettando un termine non inferiore a 15 giorni. L’art. 1845 del c.c. sancisce infatti che “la banca non può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se non per giusta causa” e “la banca deve concedere un termine di almeno quindici giorni per la restituzione delle somme utilizzate e dei relativi accessori”. Se invece il fido bancario è concesso a tempo indeterminato, allora la linea di credito viene rivalutata dalla banca annualmente, con la possibilità di essere aumentata, diminuita o revocata e il recesso può avvenire “mediante preavviso nel termine stabilito dal contratto, dagli usi o, in mancanza, in quello di quindici giorni”.

Quando la revoca del fido bancario è illegittima

È importante sapere che la revoca degli affidamenti può avvenire solo per una giusta motivazione. La Corte di Cassazione ha precisato che la revoca del fido è illegittima se viene operata con arbitrarietà ed imprevedibilità. Se c’è un normale andamento commerciale del rapporto banca – azienda, e non c’è una particolare evidenza di gravi situazioni finanziarie dell’azienda, e la banca revoca l’affidamento, è probabile che la stessa stia abusando della propria posizione dominante. In tal caso la revoca potrebbe essere ritenuta illegittima.

Cosa fare nel caso di revoca del fido bancario

Non appena si riceve una lettera della banca in cui viene richiesto il rientro degli affidamenti, o una telefonata che ne anticipa la mossa, la cosa più importante è prendere tempo. Firmare un piano di rientro affrettato può portare solo più problemi all’attività d’impresa. La cosa migliore da fare, in questi casi, è affidarsi a degli esperti nella negoziazione con le banche che possano addivenire alla migliore soluzione possibile per l’imprenditore.
Occorre anzitutto analizzare il contratto di affidamento alla base del rientro; il conto, infatti, potrebbe presentare delle irregolarità nell’applicazione degli interessi, quali anatocismo bancario, commissioni illegittime e non pattuite contrattualmente o addirittura interessi in usura. Se il conto è molto vecchio, e nel corso degli anni la banca ha attraversato delle fusioni o incorporazioni in altri Istituti, è possibile che la stessa non disponga del contratto originario di apertura o affidamento, o che lo stesso non sia mai stato firmato tra le parti e il tutto sia stato rimandato agli usi di piazza. Tutte queste verifiche possono far emergere dei crediti vantati dall’azienda nei confronti della banca. Questi controlli si possono eseguire richiedendo a degli analisti specializzati in in anomalie bancarie e finanziarie una perizia tecnica sul contratto di conto corrente alla base del rientro.  Una volta realizzata la perizia, si potrà richiedere un incontro con la banca e, attraverso il supporto di legali specializzati in negoziazione dei rapporti bancari, trattare la loro richiesta di rientro, attraverso il credito scaturito dalle analisi finanziarie, e definire bonariamente la situazione, evitando così una azione esecutiva e la segnalazione in sofferenza.

Se la banca ha richiesto il rientro dei tuoi affidamenti, contatta gli specialisti GMB Finance: con il suo team composto da legali specializzati in diritto bancario e da analisti finanziari potrai eseguire una perizia tecnica sui contratti di conto corrente e negoziare la posizione con la banca, al fine di ottenere un piano di rientro che possa essere sostenibile, e rimettere in bonis la posizione.

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